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Perché è difficile agire

Prima settimana di Erasmus in Germania, nuova università, nuovi corsi e soprattutto nuove idee su cui confrontarsi e discutere. Un’università innovativa e piena di corsi di grandissimo valore ed interesse. Tra i molti un corso in particolare ha catturato la mia attenzione: “Perchè è difficile agire?”. Un corso che mi ha spinto a voler condividere su questo blog alcune delle idee emerse riguardanti il problema del cambiamento climatico.

Questo seminario è stato ideato per parlare, confrontarsi e discutere opinioni. Una cosa che tende ad essere sempre più dimenticata, purtroppo. Le discussioni emerse sono state di fondamentale importanza per me nel testare i miei pensieri e fare prendere nuove forme ai miei pensieri.

Durante la prima seduta, una serie di opinioni sono state indirizzate, molte delle quali avevo già una vaga idea, altre su cui invece sono rimasto molto sorpreso ed hanno sicuramente attivato qualche circuito arrugginito da un po’. 

L’inerzia di agire

Tra le molte, la citazione di un* collega* mi è rimasta impressa. Citando:

A differenza della pandemia [ che ha visto un cambio radicale in poco tempo e in maniera compatta da molteplici parti ] il cambio che dovrà avvenire per risolvere i cambiamenti climatici non sarà solo per un tempo limitato. Non ci sarà nessun ritorno alla normalità, cambiando creeremo una nuova “normalità”.

Un’intuizione molto potente. Che ha bisogno di tempo per essere digerita.

L’umanità non è brava nel cambiare. “Inerzia” è l’espressione che definisce più di tutte la situazione. L’inerzia: l’assenza di cambiamento, data la mancanza di forze che agiscono su di un particolare oggetto. 

Cosa ci limita da lavorare tutti assieme e metterci d’impegno a condividere questa sfida che dobbiamo portare a termine? Insieme tutto è più facile. Su questo pensiero vale la pena fare una discussione, magari nei commenti di questo post.

Agire non fa la differenza

Le argomentazioni sono molte e gli studenti danno il loro contributo in maniera molto mirata. Si arriva quindi ad un’altro concetto molto interessante. Un pilastro di molte discussioni e molte tragedie allo stesso tempo: “La diffusione delle responsabilità”:

Il fenomeno sociopsicologico descrive la diminuzione della probabilità che un individuo si assuma la responsabilità per un evento o un’azione con l’aumento di persone presenti.

Nel contesto della crisi climatica il fenomeno può essere espresso in un pensiero molto semplice: “io non potrò fare la differenza”. Ogni volta che ci capita di pagare per quel sacchetto di plastica in più, che prendiamo la macchina per comodità al posto di un mezzo pubblico, ogni volta che non difendiamo il benessere del nostro pianeta, la nostra scusa più facile è che tanto “io non potrò fare la differenza”. E invece la facciamo. Lo sappiamo che l’insieme delle azioni di ogni individuo è forte, e che quindi ogni individuo conta.

Penso che sentirsi il potere di fare la differenza sia questione di responsabilità di ognuno. La diffusione di responsabilità qui è più grande di qualsiasi altra situazione, perché le persone coinvolte sono letteralmente tutti. Però renderci conto del fatto che tutti siamo responsabili delle nostre azioni e delle conseguenze di esse sull’ambiente, e allo stesso tempo renderci consapevoli del rischio della diffusione di responsabilità potrebbe già fare la differenza.

Ma quanto è difficile agire?

Un ultimo pensiero che non può essere tralasciato fa riferimento alla difficoltà estrema del problema che è il cambiamento climatico. Studiando informatica, è la mia passione risolvere problemi, ma certamente questo è il più intricato e garbuglioso che ho incontrato fino ad ora. 

Il pessimismo è al centro dei pensieri per tutti quelli che provano a inquadrare il problema. Tutto sembra ormai perso, e il fatto che niente è cambiato negli ultimi anni fa paura.  Impotenza e delusione che nulla cambierà sono le sensazioni privilegiate, perché è già successo. 

Sentirsi piccoli davanti a questa situazione negativa è comprensibile, ma c’è sicuramente qualcosa che ognuno di noi può fare per contribuire. La migliore cosa da fare è anche cominciare dal piccolo e da se stessi. Ed è questo il motivo per cui abbiamo cominciato questa community e questo blog. Sappiamo quanto sia difficile portare con sé la consapevolezza della difficoltà e dell’incapacità del singolo di fare la differenza. Ma siamo anche convinti che, lavorando insieme, costantemente e con passione, possiamo aggiungere qualcosa di buono al tavolo del cambiamento climatico.

Non c’è posto per il pessimismo

Mi piace citare David Deutsch un gran pensatore e filosofo dei nostri tempi. Un filosofo dal carattere ottimista, che mi ha fatto capire, quanto importante sia essere sempre speranzosi. Non solo sperare che qualcosa cambi o migliori, ma essere noi stessi autori di questo cambiamento.

Di solito la difficoltà del problema stesso è uno dei fattori chiave che ne porta alla risoluzione.

Questa frase è per me di grande ispirazione e speranza nel futuro, un futuro per cui valga la pena agire oggi, partendo da ognuno di noi.

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